Successo a Roma per la “Mystery Night”, un nuovo format di relationship game
Marzo 24, 2017Back to basis: ABC della comunicazione, efficacia delle mail
Marzo 24, 2017Quando un gruppo di persone riesce davvero a diventare squadra? Di cosa c’è bisogno? Quali sono gli elementi necessari? E i metodi da seguire? Scoprirlo può cambiare il destino di un’azienda. E spicca un ingrediente segreto… che s’impone al centro di tutto: la relazione.
Team. Squadra. Gruppo di persone che collaborano ad uno stesso fine dove ogni singolo dà un contributo, rispetta l‘altro e ne riconosce il valore e il merito: è proprio così?
A volte questo scenario idilliaco è inquinato dal contesto o dalle incomprensioni tra gli individui: è la relazione l‘ingrediente segreto che fa funzionare davvero un gruppo.
Durante le attività di team abbiamo osservato che, tra tutti gli elementi ostacolanti, il conflitto “nascosto” o “mal” agito è uno degli aspetti che blocca il funzionamento efficace di un gruppo.
In media, i conflitti non gestiti rappresentano il 65% dei problemi di performance delle aziende.
Il conflitto è inevitabile: nasce quando c‘è un’apparente incompatibilità di interessi, obiettivi, principi, valori o sentimenti e può insorgere da qualsiasi cosa che metta in contrapposizione le persone. La buona notizia è che il conflitto non è un male di per sé ma occorre saperlo gestire, occorre saper riconoscere cosa lo genera e soprattutto sapere che Il conflitto è sulle relazioni, il contrasto è sui contenuti.
Importante è l’esito del conflitto, che dipende dai nostri comportamenti. L‘aspetto sorprendente, avvalorato da uno studio del Center for Conflict Dynamic Profile (un tool di misurazione che usiamo durante i percorsi di coaching), è che il conflitto non è solo caratterizzato da esternazioni dello scontro, facilmente riconoscibili ed evidenti a tutti, ma anche da comportamenti “invisibili” a occhio nudo che tendono a “evitare” l‘altro e mantengono il focus su di sé (comportamenti distruttivi passivi).
Alcuni tipi di conflitto possono essere produttivi e condurre a soluzioni creative dei problemi, a condizione che si attuino comportamenti volti a ridurre la tensione e mantenere il conflitto sui contenuti.
Quando, durante un‘attività di gruppo, le ragioni del contrasto emergono, è un bene per il funzionamento del team. Se ben guidato a leggere le dinamiche all’origine del conflitto, il gruppo è in grado di trovare nuove modalità per accogliere e gestire le diversità e quindi orientarsi al solo raggiungimento degli obiettivi.
Può accadere anche che in presenza di soggetti “negativi nonostante tutto” il team li respinga, li isoli e rinforzi in questo modo il “sentire” di squadra.
Un gruppo che funziona necessita di un leader riconosciuto, con un proprio stile, che cambia e si adatta in base al contesto, alle caratteristiche dei singoli, alla cultura presente dentro al gruppo, agli obiettivi, alle strategie da perseguire, ecc.
Tra gli studi sulle caratteristiche di un leader ci piace citare Daniel Goleman, che individua 6 diversi stili di leadership, clicca per leggerli
In sintesi, un team ha buone possibilità di funzionare quando ci sono tre condizioni fondamentali:
1. la relazione, il sentirsi gruppo, un legame che va oltre a quello funzionale, oltre l‘obiettivo
2. un leader, un centro di riferimento, capace di “far sì che le cose accadano”, capace di gestire un processo, capace di favorire le relazioni ed essere funzionale al gruppo
3. la capacità di gestire le relazioni e soprattutto il conflitto all‘interno del gruppo