Perché avete fatto un percorso di Career Coaching?
Ci è stato proposto di partecipare ad un assessment presso la nostra casa madre finalizzato a valutare le competenze tecniche e le capacità manageriali dei candidati ed il loro orientamento ai valori del Gruppo.
La direzione HR locale ha ritenuto opportuno fornirci un ulteriore supporto che ci consentisse di ottenere un livello si self-awareness tale da permetterci di mettere meglio a frutto le nostre capacità per affrontare la prova che per quello che si prefigge risulta molto selettiva.
La crisi pandemica ha contribuito a limitare il tempo a nostra disposizione per la preparazione.
Quali sono stati gli obiettivi personale e professionale emersi anche durante il percorso?
Le condizioni da cui partivamo si sono rivelate poi asset fondamentali per il nostro “lavoro di squadra”: i nostri profili professionali e di esperienza anche personale erano piuttosto diversi e questo ha creato sinergie molto utili nel percorso di preparazione, che sono state opportunamente individuate dai nostri coach e messe a frutto. L’obiettivo del coaching è stato proprio quello di acquisire consapevolezza delle proprie competenze-conoscenze, completando le proprie con quelle dell’altro. Basti pensare che i percorsi erano partiti in parallelo, fino a quando non ci è stato proposto di farli convergere, vista la complementarietà dei nostri approcci manageriali.
Qual è stato il momento/la situazione che ti ha motivato davvero a superare l’esame?
ALBERTO : per me è stato quando la coach ha “attivato” una mia leva interiore, facendomi riflettere sulle situazioni del mio percorso, sia di studi, sia professionale, nelle quali ho conseguito risultati di successo. Può sembrare un banale discorso motivazionale, ma se l’analisi ricostruisce nel dettaglio, cioè “scava” alla ricerca delle ragioni che hanno consentito al risultato di concretizzarsi, diventa un elemento davvero potenziante. Non è stato facile ammettere quali fossero state realmente queste ragioni e, soprattutto, decidere che fosse proprio necessario procedere nello stesso modo. Cioè rimettersi in gioco, magari a distanza di anni, vincere pigrizie sedimentate o auto-giustificazioni prudenziali. Da quel giorno l’obiettivo per me è diventato più raggiungibile.
STEFANO : a seguito del mio primo incontro con la Coach, mi sono trovato di fronte ad un bivio: continuare ad avere un approccio disilluso rispetto alle opportunità, compresa quella del percorso di Coaching stesso o smettere di navigare ‘a vista’ e abbattere i bias che io stesso mi ero creato durante il mio percorso professionale. Non è cambiato tutto subito, le resistenze ed i pregiudizi sono sempre dietro l’angolo ma è importante identificarli e non permettere loro di alimentare situazioni su cui non si provi a cogliere opportunità.
Proviamo a ripercorrere il percorso, cosa avete fatto? Su cosa avete lavorato? Qual era l’obiettivo comune del vostro percorso?
Abbiamo iniziato con colloqui individuali, un test di Entrepreneurial Mindset, le aree di forza e quelle un po’ “scariche” su cui lavorare. Un aspetto molto importante è l’auto-percezione: tra quello che diciamo di voler essere e le decisioni che realmente sappiamo prendere nel day-by-day. Tra l’altro a noi è toccato iniziare il percorso nei giorni immediatamente successivi alla riapertura dopo il “primo lockdown”. Un periodo di incertezza, economica e sociale, ma soprattutto di generale spaesamento rispetto al modo di vivere le relazioni personali-professionali a cui siamo stati sempre abituati. Dopo questa prima analisi con la nostra Coach abbiamo iniziato a esplicitare gli obiettivi: il potenziamento dei nostri comportamenti più “deboli” da ogni punto vista, non soltanto quello manageriale. Quando è stato il momento di affrontare la preparazione specifica dell’esame aziendale – costituito da diverse prove intorno a un nucleo di competenze target ritenute essenziali dal Gruppo VW – i nostri percorsi hanno iniziato a convergere. Risoluzione di Business Case, preparazione di Role Play, elaborazione di un progetto e, naturalmente, di una self-presentation molto approfondita. Il tutto curando al massimo aspetti di public speaking, time management (rigoroso!), comunicazione visiva.
Quali aspettative avevate a livello personale sul percorso prima di iniziare?
La principale era quella “di farcela”. Avevamo davvero un forte desiderio di dimostrare a noi stessi, oltre che all’azienda per cui lavoriamo e che ci ha sponsorizzato in questa “avventura”, le nostre reali capacità. E anche di valorizzare l’esperienza che abbiamo comunque accumulato in anni di lavoro e di vita. Inutile negare che superare con successo l’assessment era una motivazione importante.
Qual è la sfida più grande che ciascuno di voi aveva?
ALBERTO : nel mio caso quella di essere il più sintetico possibile. Dare il massimo rispetto a una deadline ravvicinata. Poi combinare lo studio con la responsabilità quotidiana di un ufficio da mandare avanti in una pandemia mondiale (!) e non far pesare tutto questo in ambito famigliare. Un contesto impegnativo.
STEFANO : riuscire ad esprimere in modo più efficace e convincente la validità delle mie opinioni.
Cosa avete sperimentato in questo percorso?
Ci siamo messi in gioco con sincerità. E senza vergognarci delle nostre aree “da potenziare”. Abbiamo saputo abbattere barriere iniziali che spesso limitato il successo delle iniziative.
Certo, la professionalità e la schiettezza delle nostre Coach sono state fondamentali.
Cosa vi siete portati a casa dal fare insieme questo percorso?
Una immediatezza di relazione, una capacità di confrontarci su temi lavorativi o decisioni da prendere, progetti da valutare… mai avuta prima. Il percorso è ancora “attivo” per noi, in un certo senso.
Che risultati avete ottenuto e come vi sentite adesso?
Abbiamo superato con successo l’assessment in Germania, ma questo risultato non è che un nuovo punto di partenza: il percorso su noi stessi è in continua evoluzione.